Shaw Bob - 1981 - Locus alfa, Locus zeta by Shaw Bob

Shaw Bob - 1981 - Locus alfa, Locus zeta by Shaw Bob

autore:Shaw Bob [Shaw Bob]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Urania
pubblicato: 2011-06-21T15:08:33+00:00


Rowan lanciò in avanti il dinosauro, ma il demone nero, muovendosi a una velocità incredibile, lo colpì alla gola con una mano affilata come un rasoio. E la squarciò. Il movimento fu eseguito in modo tanto naturale, con una simulazione della realtà talmente coordinata e perfetta, che Rowan per un attimo si lasciò convincere, ed essen-do convinto perse il controllo della propria immagine. Con uno spruzzo gigantesco di sangue scuro, il dinosauro precipitò su un fianco, la testa quasi staccata dal corpo.

Rowan, automaticamente, fece dissolvere nel nulla la creatura in agonia e cominciò a lottare per riprendere il controllo del proprio terrore. Colto alla sprovvista, era ancora proiettato nel dinosauro quando il demone lo aveva ucciso, e adesso una parte del suo subconscio sapeva cosa significasse avere la gola squarciata da una lama organica.

Nonostante tutti i suoi sforzi per scacciarla, una paura mortale cominciò a invaderlo.

Il demone alzò sopra la testa braccia nodose, in un trionfo muto, e un Grumman che sembrava minuscolo eseguì lo stesso gesto, come una marionetta che si agitasse ai piedi del burattinaio.

Rowan si costrinse a reagire. Il suo esocervello era in fiamme, pulsava d’agonia, ma lo riportò sotto il comando della coscienza; e, forse per ribattere all’associazione demone/male, materializzò un gigantesco cavaliere in armatura medievale. Il guerriero era armato di una spada impugnata a due mani, e con essa menò al demone un fen-dente tremendo che non raggiunse mai il bersaglio. Il demone era troppo veloce, troppo feroce. Di nuovo Rowan si lasciò convincere, e di nuovo perse il controllo. L’armatura lucida si lacerò come un foglio di carta, il sangue schizzò, e un’altra parte di Rowan morì.

In seguito, tentò con un pitone a due teste che venne spappolato mentre ancora si materializzava attorno al collo del demone. E con una creatura dalle ali di pipistrello che il demone di Grumman smembrò con sprezzante facilità.

Ogni volta, Rowan fu incapace di staccarsi dall’immagine abbastanza in fretta, e la tortura neurale che subì lo fece crollare in ginocchio. L’esocervello era una massa di metallo incandescente che gli dilaniava il cranio. Intrecciò le mani sopra la testa e barcollò avanti e indietro, scrutando l’arena a occhi socchiusi. Il pubblico, accorgendosi che era giunto il momento della crisi decisiva, trattenne il fiato, si zittì.

È il momento di scendere, si disse Rowan. Non è necessario che tu muoia ancora.

Scendi dal piedistallo, e sarà tutto finito, e potrai riposare. Le oscillazioni involonta-rie divennero più forti: il suo corpo, ignaro di questioni di orgoglio o prestigio, lottava contro gli ordini dell’intelletto.

— Forza, vecchio mio, casca giù. — il sussurro minaccioso di Grumman gli giunse da distanze interstellari. — È il momento migliore per farlo. Casca giù.

Rowan lo fissò, senza capire. Tutti si aspettavano che lui facesse una sola cosa.

Jane. Sammy. Grumman. Tutti volevano che lui cadesse. In un certo senso, smettere di combattere sembrava una buona idea, eppure...

Rowan mise a fuoco lo sguardo sul piedistallo opposto, e fece una scoperta stupefacente. Grumman concentrava la propria attenzione su di lui, indulgeva a un’inimici-zia personale anziché controllare l’immagine che incombeva su di lui.



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